era questo il motto di uno dei tanti “commissari” nominati dalla Regione per la gestione della Riserva di caccia di Taipana in applicazione del famigerato comma 6 dell’art. 40 della abrogata l.r. 30/99 che imponeva la gestione pubblica delle Riserve di caccia…”in caso di mancato funzionamento..”
Quel motto era ispirato da un fondamentale principio giuridico: la Regione , in applicazione delle norme comunitarie, statali e regionali, deve tutelare la fauna in quanto patrimonio pubblico e non già i cacciatori . Infatti …se no si spare le bestis a stan ce tant ben…argomentava giustamente il commissario. La funzione pubblica pertanto si occupava degli adempimenti fondamentali della gestione venatoria (censimenti, consuntive, piani di abbattimento, regolamento interno) e solo quando la gestione stessa fosse garantita si poteva dar corso, con le opportune cautele, all’attività venatoria.
Il punto è che …il mancato funzionamento…della Riserva di caccia di Taipana ed il conseguente commissariamento, è sempre derivato dal mancato funzionamento dei suoi organi associativi. Ricordiamo infatti, nel tempo, la non approvazione del bilancio consuntivo, la decadenza del direttore, la mancata adozione di atti fondamentali quali censimenti e piani di abbattimento, la bocciatura assembleare del regolamento di fruizione venatoria proposto dal direttore.
Le funzioni sostitutorie esercitate da Servizio regionale erano conseguenza pertanto delle contrapposizioni tra gruppi di soci della Riserva che pensavano di imporre le loro scelte attraverso il commissario piuttosto che attraverso i leggitimi organi della Associazione (Assemblea, direttore, consiglio direttivo). L’utilizzo della Regione per un interesse personale o di gruppo era uno schema caro a molti “padri” della l.r. 30/99 che ha, di conseguenza, determinato anche imputazioni penali di abuso od omissione a carico dei responsabili del Servizio regionale.
Finalmente la l.r. 6/08 ha eliminato la funzione sostitutoria della Regione affidando tutte le competenze inerenti l’esercizio venatorio all’associazionismo venatorio. Le eventuali controversie tra cacciatori devono pertanto trovare la loro definizione all’interno della Riserva o in un ambito associativo più ampio. Pertanto non più commissari (o fameis) quali arbitri delle baruffe interne della Riserva. Anche in assenza di un livello associativo sovra riservistico la norma affida alla Amministrazione regionale strumenti potentissimi per garantire la funzionalità del sistema. Basti pensare che la Regione affida il territorio a patto che lo Statuto della Associazione riserva di caccia garantisca la funzionalità della stessa. La semplice previsione statutaria della immediata decadenza del direttore in caso di mancata approvazione assembleare di atti contabili o del regolamento di fruizione e la previsione di un automatismo nella convocazione dell’Assemblea anche in una situazione di inerzia o di assenza/impedimento del Direttore consentirebbe il funzionamento delle associazioni in qualsiasi caso e circostanza. La semplice adozione di una condizione minima di uniformità statutaria avrebbe quindi risolto per sempre i problemi della Associazione riserva di caccia di Taipana con buona pace dei soci contendenti.
Chi abbia la disponibilità e la voglia di leggere la delibera della Giunta regionale n. 1158 del 17 giugno 2011 si accorgerà invece che è la nostra regione, attraverso il più alto dei suoi organi esecutivi, a essersi ridotta al rango di “famei” di quel piccolo gruppo di cacciatori che, da lungo tempo, aspira a gestirsi in esclusiva il Gran Monte. Come giudicare diversamente dal mero atto servile una affermazione come quella contenuta nelle premesse della delibera a giustificazione dello smembramento della Riserva di caccia di Taipana…ritenuto necessario porre le basi per una gestione efficiente e duratura dei rilevanti interessi pubblici affidati agli organismi venatori…ed ancora….ritenuto di individuare due istituti gestionali…tenuto conto delle tipologie di caccia…individuando una ripartizione territoriale funzionale ad una migliore gestione faunistica e venatoria del territorio…
Si tratta di un atto devastante che oltre a svilire il ruolo della Regione e compromettere l’autonomia dell’associazionismo venatorio, nega il principio che su ogni territorio possa essere praticata ogni forma di caccia e che solo in forza dei vincoli associativi assunti volontariamente dai cacciatori associati e delle norme in materia vengano affrontate e risolte le eventuali controversie che possono nascere.
Quanti casi analoghi scopriremo adesso in Regione e quante controversie pretenderanno di essere risolte con il metodo Taipana?
……forse però mi sono dimenticato di considerare il fatto che Taipana è un caso particolare. E’ una riserva di caccia tipicamente ( nome di partito - parola tolta dal moderatore in quanto si esplicita l'appartenenza politica)… Ce ne sono altre?...